Tartufi di carta. Dal «mondo infero» al «postinferno»
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2724-5179/14642Parole chiave:
Tartufo, Fogazzaro, Pavese, Montale, Arpino, Gadda, Stefano QuagliaAbstract
Dopo un esordio che richiama, sulla scorta di Camporesi, il dissolversi dello ctonio e dell’infernale a vantaggio di più asettici e anemici ‘postinferni’ contemporanei, il saggio verifica la (scarsa) presenza del tartufo nei testi della letteratura italiana, inseguendone le implicazioni simboliche sul piano dell’immaginario in Fogazzaro, Pavese, Montale, Arpino, Gadda: autori nei quali, però, il tartufo non è mai il nucleo dell’invenzione letteraria. Più centrale risulta invece in una prova di onesta ‘paraletteratura’ come Il tartufo e la polvere di Stefano Quaglia (2009), un riuscito thriller in cui il tartufo è il motore narrativo che movimenta una divertita rappresentazione, o meglio caricatura, di tutto un ambiente geografico-territoriale, sociale, economico, antropologico: il postinferno contemporaneo di un mondo contadino percorso da fremiti insospettabili e viziato alla radice da modernissime e inconfessabili trame affaristico-malavitose.
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