Ali-menti, comporta-menti, menti: discorso sull’intelligenza alimentare
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2724-5179/18512Parole chiave:
Cibo, Selvaggio, Raffinato, Paradossi alimentari, Eccesso, Scarsità, Spreco, Intelligenza AlimentareAbstract
Il Pane da sempre e per molti, è vita sia, nella versione “selvaggia” che “raffinata”. Con la diffusione massiva, negli anni ‘50, di un alimento raffinato come il pane, si riscontra sicuramente un “miglioramento” dal punto di vista estetico di questo alimento essenziale ma, paradossalmente, non dal punto di vista nutrizionale. È vero sì che il pane perde il suo potere stupefattivo (non c’è più necessità di attenuare i morsi della fame quantitativa) ma contemporaneamente perde anche una parte importante del suo potere nutrizionale (fame qualitativa). Questo appena accennato non è, però, l’unico paradosso dei moderni sistemi alimentari, nei decenni susseguenti gli anni ‘50 si è venuto ad alterare il rapporto tra il cibo e l’uomo, si è passati da eccessi estremi a penurie drammatiche, da tradizionali utilizzi del cibo a impieghi nuovi e concorrenti, dalle sovrapproduzioni agli sprechi. In altri termini possiamo parlare di “disuguaglianza che coesiste”, di “impiego non ottimale delle risorse alimentari” e di spreco. A fronte di ciò è quindi arrivato il momento, così almeno pensiamo, di riappropriarci del senso e del valore del cibo, e la chiave di volta è l’I.A., ma nell’accezione dell’Intelligenza Alimentare.
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