Fini istituzionali e riordini amministrativi. Implicazioni e aporie
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2724-5179/16851Parole chiave:
Detenuti, Amministrazione penitenziaria, InadeguatezzaAbstract
Il contributo dell’A. muove dalla divergenza sempre più vistosa fra il riconoscimento delle esigenze personali e strutturali dei detenuti (avvenuta negli ultimi 20 anni tanto nella produzione legislativa quanto nella giurisprudenza italiana e della Corte europea dei diritti umani) e l’efficacia delle amministrazioni chiamate a garantire le relative prestazioni. Egli ne ravvisa la causa prossima (soprattutto successiva al 2006) nella dislocazione di tali competenze fra molti enti ed organi estranei alla amministrazione penitenziaria. L’enfasi istituzionale sul momento del controllo in luogo dell’attenzione alla prestazione concreta ne è un aspetto e per l’A. si inserisce del moto internazionale di scivolamento verso il Richterstaat. Svolte alcune precisazioni sulla centralità del carcere nella esecuzione delle pene in Italia, che viene erroneamente ripetuta da molti degli interessati alla disciplina, l’A. ha quindi esaminato nel dettaglio i casi più vistosi di inadeguatezza dei mezzi umani e strumentali (offerta rieducativa, prestazioni sanitarie e psichiatriche, reclutamento del corpo dirigente) rispetto al bisogno esistente nei ristretti. Ha nondimeno ricordato alcune azioni di governo e di amministrazione che paiono invertire, almeno in parte, l’indirizzo lamentato.
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